La città di Licata ha origini molto antiche, importanti insediamenti sparsi sul territorio si registrano già durante il Neolitico. I suoi circa 25 chilometri di costa, tra cui si nascondono baie suggestive, raccontano di grandi battaglie puniche, dello sbarco alleato durante la seconda guerra mondiale.
Un centro storico dove convivono gli stili delle diverse epoche e dominazioni, con il predominante Barocco delle chiese e i palazzi Liberty di inizio ‘900.
Una città da scoprire nelle sue tradizioni, nei riti di Pasqua ma soprattutto nella festa del suo Patrono Sant’Angelo.
Licata è inoltre da scoprire nei suoi sapori e nella sua tradizione culinaria.
Lo stagnone (o ipogeo) Pontillo nasce come luogo di culto e necropoli; si presume sia stato costruito durante l’età del bronzo, certa è invece la sua esistenza già nel IV secolo a.C. durante la dominazione punica, datazione resa possibile grazie al ritrovamento di graffiti.
Il complesso archeologico si trova poco fuori il centro di Licata, in zona Cannavecchia, in prossimità del monte Sole.
La struttura, unica nel suo genere in Sicilia e in tutto il bacino del Mediterraneo, è costituita da due grotte scavate nella roccia, in prossimità dell’entrate sono presenti due tombe.
La sacralità del luogo si evince anche dalla presenza di alcune nicchie dove venivano posizionate delle lucerne, oltre che dalla presenza di alcuni loculi raggiungibili da una scala, sempre ricavata dalla roccia.
Con la dominazione araba, si presume che l’ipogeo sia stato utilizzato per scopi idrici, divenendo una cisterna; infatti, insieme alla Grangela, al pozzo Gradiglia e al Qanat, fa parte dell’antico sistema idraulico della città.
La Grangela è un’opera idraulica risalente, probabilmente, al periodo pre-ellenico. La struttura, che si trova in pieno centro storico, inizialmente era costituita da un pozzo scavato nella roccia profondo 18 metri, e che serviva dunque per l’approvvigionamento idrico.
Nel corso dei secoli la struttura ha subito alcune modifiche; nei pressi del pozzo originario sono stati scavati, sempre nella roccia, quattro cunicoli, ma solamente uno è quello oggi percorribile, anche se alla fine del XIX secolo è stato tagliato in due dalla costruzione dell’attuale via Marconi.
La galleria, in origine, conduceva fino all’attuale “Piano delle palme” nel quartiere Marina.
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